Dopo un anno di pausa forzata, ripartono Les Rencontres
Dopo più di un anno di incertezze, di chiusure e ri-partenze a singhiozzo…. eccoci, la fida Irene ed io, in auto direzione Arles.
E’ l’anno del ri-inizio. Le mostre sono meno, il direttore è nuovo, sono contingentati gli ingressi ed è sempre necessario esibire il ‘pass sanitaire’. Nota negativissima (ma aimè è necessario): caldo + mascherina sempre indosso! Non si respira!
Bhè che dire, per noi nonostante tutti i cambiamenti è sempre un piacere rivedere posti conosciuti e sorprendenti novità: il LUMA, in lavorazione da ormai 5 anni è terminato, così come il fantastico giardino apparso dal ‘cantiere-deserto’ di 2 anni fa nella zona della Mècanique Gènèrale. Anche la Croisière ha subito un vistoso restauro: Bravò!
Le Mostre
Il tema cardine di quest’edizione dei Rencontres Identità/Fluidità (e oserei dire non solo della manifestazione), culmina nell’infinita mostra Mascolinità alloggiata presso le Mèchanique Gènèrale; ci sono tutti da Mapplethorpe a Larry Sultan a Fukase, passando per un’ironica Laurie Anderson e un didascalico Avedon, non manca nessun artista (superstar o no) che negli ultimi 100 anni abbia trattato il tema dell’essere Maschio.
Da ricordare sicuramente gli attualissimi ritratti di Talebani a colori raccolti da Thomas Dworzak in Afganistan e gli autoritratti di Hans Hijkelboom, lavoro nel quale l’artista ha interrogato decine di donne chiedendo loro cosa avrebbero modificato nel suo aspetto fisico per renderlo adeguato ai loro gusti estetici. Tutto questo passando da un video in cui si vede il particolare della patta di un uomo che se la fa sotto o foto voyeuristiche al femminile (anche qua foto di patte e sederi, rubate) fino a foto di Motociclisti Omosessuali e Toreri super mascolini.
La mostra è veramente lunga, quasi stancante, dopo non ci resta che digerire tutto con un buon Pastis (forse anche 2,3,4,..)
Altra mostra molto corposa, situata nella Eglise Sainte-Anne, è The New Black Vanguard, la mostra racchiude il lavoro di una decina di fotografi africani alla diaspora. Sono per lo più lavori di fotografia Fashion (passatemi il termine), provocatorie, innovative e ovviamente coloratissime; alcuni lavori ci hanno davvero impressionato soprattutto per un’espressività atipica nel mondo occidentale.
Tante le retrospettive, due grandi donne della fotografia francese, Charlotte Perriand e Sabine Weiss, la prima legata alla sinistra comunista francese del dopo guerra con la sua fotografia sociale culminante in enormi collage di immagini, la seconda dalla carriera infinita, una delle fotografe/i più prolifici di tutti i tempi…bianco e neri del sapore bressoniano, un vero orgoglio della Francia (è l’unica mostra in anni in cui abbiamo fatto coda).
Bellissime anche le due mostre Jazz Power! e Orient-Express, vere e proprie raccolte a tema. La magia del primo treno che attraversava l’Europa senza necessità di cambi, da Parigi a Teheran con un unico biglietto, mostra più storica che estetica, ma per i nostalgici come me molto affascinante. Non amo ascoltare il Jazz, forse non lo capisco, ma ho sempre amato i sui personaggi..quelli femminili sopratutto, e quando dopo una gigantografia di Billie Holiday mi trovo davanti a una Nina Simone in video che al pianoforte mi intona I put my spell on you una lacrima di commozione mi solca la guancia.
E infine: cosa ci ha colpiti??
Per estetica e organizzazione del progetto i ritratti della serie Repubblica Popolare Democratica di Korea: Ritratti di Stefan Gladieu, esposti sotto forma di gigantografie nei Jardin d’Etè.
Per l’innovazione The Pigment Change di Almudena Romero, la fotografa spagnola si interroga su nuove tecniche di stampa ecologiche, imprime immagini su foglie e praticelli usando luce e temperatura giocando con il cambio naturali dei pigmenti (vedi la colorazione rossa che si ottiene con stress di calore e luce nella stella di natale)
Sempre per innovazione le immagini algoritmico-archeologiche di Jonas Kamm che nel lavoro Les Habitants, tramite processi casuali digitali crea resti di personaggi tridimensionali che poi illumina fotograficamente tramite software di manipolazione luci 3d.
Intimistico e sorprendente il lavoro di Farah al Qasimi, che si impone ai nostri occhi tra le nuove proposte per i colori e l’intimità delle immagini di una ragazza appartenente alla nuova borghesia cittadina degli Emirati Arabi.
E in fine per il coraggio, la collettiva intitolata Thawra! (Rivoluzione, in Sudanese), che ci racconta tramite gli occhi impavidi di uomini, ma soprattutto donne la Rivoluzione pacifica avvenuta nel 2019 in Sudan (paese martoriato dal mal governo e guerre civili da decenni). Foto spesso rubate con dispositivi mobili, ma qui la qualità dello scatto conta poco, citando un G.L.Ferretti d’annata :
L’importante non è la qualità dello strumento, ma l’anima di chi lo suona!
Ci sarebbe ancora tanto da raccontare, ad esempio come dimenticare l’approccio al ritratto di Peter Hugo?
Un anno di astinenza ci ha resi assetati di immagini ,sensazioni e idee. Ciao Arles ti salutiamo carichi di buoni propositi e voglia di fare!
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