Une Avant-Garde Feministe
Un altro anno. Un’altra estate. Un’altra Arles e i suoi Rencontres. Si parte il 15 Agosto..la mattina presto per evitare il caldo ‘storico’ di questo 2022. La strada è la stessa, direzione Francia, le mostre ci riveleranno qualche bella novità?
Giorno 1
MÉCANIQUE GÉNÉRALE
Sempre alle Mécanique Géneralé una bella scoperta Frida Orupabo , artista Norvegese figlia di immigrati Nigeriani. La sua opera scandaglia il rapporto tra l’immagine e le donna africana e si presenta sotto forma di collage. Le immagini sono prese da riviste, web, etc. elaborate ingrandite e unite ad altre immagini sotto forma di ‘marionette’, giocando su come il ‘mondo’ altera, immagine, trasforma e interpreta la figura della donna nera.
LUMA
Giorno 2
PALAIS DE L’ARCHEVÊCHÉ
Al palazzo dell’Arcivescovo quest’anno la retrospettiva ‘storica’,che è dedicata all’archivio fotografico della Croce Rossa dal titolo Un Monde à Guèrir
Nelle 5 stanze che compongono l’allestimento sono esposte in ordine cronologico immagini di reportage e pubblicità legate al lavoro dell’ente.
Sono immagini per lo più strazianti, si parla di Guerre ed emergenze umanitarie..ma soprattutto guerre. Come ovvio ci sono esposti lavori dei migliori reporter dell’ultimo secolo. Salgado sopra tutti.
EGLISE SAINT-ANNE
All’Eglise Saint-Anne, grande chiesa sconsacrata nella piazza principale di Arles, troviamo la retrospettiva/personale di Babette Mangolte Capter le Mouvement Dans l’espace. La fotografa e cineasta francese, trasferitasi negli USA durante gli anni ’70 è stata la più grande documentatrice dell’avanguardia teatrale dal ’70 ad oggi. Le immagini proposte sono reportage di spettacoli d’avanguardia di artisti come Trisha Brown, Lucinda Childs, David Gordon, and Yvonne Rainer. Sono immagini in bianco e nero dinamiche e molto emozionali
CROISIÈRE
Alla Croisiére, ristrutturate nel 2020, ci sone ben 7 mostre. Ecco quelle che più mi hanno colpito.
Pierfrancesco Celada, residente ad Hong Kong, e vincitore della lettura portfolio 2021 proprio ad Arles, propone il lavoro Quand Je Suis Triste, Je Prends un Train Pour la Vallée du Bonheur, lavoro che documenta la vita e le contraddizioni nella città più densamente popolata al mondo, chiusa tra l’acqua e la natura selvaggia e teatro nel 2014 e 2019 di violente proteste contro il cambio di pensiero del governo locale in ottica di adeguamento alla RDC. La mostra prende il nome dalla scritta che a volte appare su Tram locali, indicante come capolinea ‘Happy Valley’.
Julien Lombardi, al contrario di Celada non presenta un lavoro ‘classico’, ma è un viaggio onirico che svaria tra foto installazioni, fotografie ritoccate e video, seguendo le orme del popolo messicano dei Huicholes, durante il loro pellegrinaggio annuale atto a celebrare la nascita di sole e fuoco. Il lavoro spinge ai limiti visuali archeologia, etologia e biologia.
Joan Fontcuberta e Pilar Rosado presentano Dejà-Vu. Come da tradizione di Fontcuberta la mostra analizza il senso/veridicità che diamo alle immagini fotografiche e in un mondo dominato sempre di più dagli algoritmi e da fotocamere in grado di lavorare totalmente in autonomia, i due artisti si indagano sul futuro dell’immagine. Le opere esposte sono totalmente create da un algoritmo neurale in grado di analizzare millioni di immagini trovare pattern ripetitivi, analizzarli e creare nuove immagini!
Léa Habourdin espone riproduzioni di grande formato di Anthotipi da lei creati usando come emulsione fotografica estratti di diversi vegetali e immagini su acetato di scorci forestali. Per 2 anni ha fotografato guidata da rangers, delegati alla protezione,di quello che resta delle foreste ‘incontaminte’ in Francia, le foreste stesse. Alle pareti troviamo appunto scansioni delle immagini create e in scatole chiuse gli originali..che causa della tecnioca usata…alla luce…spariranno nel tempo!
Klavdij Sluban – Sneg (neve in sloveno) è un lavoro che parla della neve, fotografata ovunque e in diverse condizioni di luce..ma principalmente sono immagini in bianco e nero dove la neve bianca va ad illuminare e abbellire luoghi scuri e di scarsa bellezza
Église des Fréres Precheurs
Come ormai tradizione degli ultimi anni in location troviamo l’esposzione dei 10 fotografi premiati come nuove scoperte. I due lavori che colpiscono più nel segno sono quelli di Maya Inés Touam con Replica, lavoro concettualmete ma soprattutto esteticamente molto accattivante. Il lavoro come da titolo, si propone di replicare le opere di Henri Matisse, molto attento all’estetica africana, continente da dove proviene l’artista. Touam analizza le opere matissiane le fa sue e le ripropone con un nuovo linguaggio e l’utilizzo dello still-life..mantenendo composizione e uso del colore dell’artista.
L’altro lavoro molto coinvolgente sono i quadretti di foto di famiglia e dediche di Mika Sperling dal titolo Je n’ai Rien Fait de Mal. In questo lavora analizza, tramite una storia personale (il nonno era un religioso pedofili?) ma mai ben definita, il senso di colpa e la vergoga per le colpe altrui. Nelle foto la figura del nonno e spesso anche di altri soggetti sono state ritagliate..e solo tramite la sottostante descrizione capiamo cosa ci mostra la foto.
Espace Van Gogh
Per finire in bellezza la retrospettiva molto esaustiva dell’opera di Lee Miller, c’è tutto, veramente tutto esposto allo spazio Van Gogh. Si parte dai primi lavori, quando era assistente di un signore chiamato Man Ray, passando per i lavori commerciali prima e dopo la guerra, fermandosi per gli eccezionali reportage della Germania post-nazista…le foto dei campi di concntrameto…incredibili!
Ci sarebbero altre mille cose di cui parlare..ma non voglio più tediare nessuno..faremo magari una serata qui da noi in ReflexTribe.
BUONA LUCE!
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