Anche quest’anno ci siamo legati al tema proposto dall’organizzazione di Paratissima per sviluppare un nostro piccolo progetto fotografico con il quale coinvolgere quanti più soci possibili nella sua realizzazione!
Cadendo la 13a edizione della manifestazione proprio nel 2017, il tema non poteva che essere dunque la Superstizione! Titolo che fin da subito abbiamo trovato divertente ed intrigante.
Abbiamo dunque cercato di costruire una immagine complessa, fatta di tanti personaggi (13 ovviamente) e di azioni collegate alla Superstizione appunto!
Vi lasciamo alle definizioni e spiegazioni del perchè determinati oggetti-situazioni portino fortuna o sfortuna!
A Paratissima fino al 5 novembre 2017 potrete invece vedere lo scatto stampato in grande formato così da cogliere tutti i dettagli!
SUPERSTIZIONE:
La superstizione è una credenza di natura irrazionale che può influire sul pensiero e sulla condotta di vita delle persone che la fanno propria. Generalmente si concreta nel convincimento che gli eventi futuripossano essere influenzati da particolari comportamenti senza che si possa dimostrare o anche solo ragionevolmente desumere una relazione causale.
Il termine deriva dal latino superstitiònem, composto da sùper (sopra) e stìtio (stato), sulla base di “stàre” o “sìstere”; venne impiegato da Cicerone nel De natura deorum per indicare la devozione patologica di chi trascorre le giornate rivolgendo alla divinità preghiere, voti e sacrifici, affinché serbi i suoi figli “superstiti” (cioè sani e salvi).[1] Da qui il termine, come espressione di atteggiamento di pavido uso del soprannaturale con lo scopo di scamparla.
Dea Bendata o Fortuna:
Fortuna era una divinità antica, forse precedente alla fondazione di Roma. La sua immagine è quella di una fanciulla, solitamente bendata, che distribuisce ricchezze lasciandole cadere da un grande contenitore a forma di corno.
Iettatore:
Lo iettatore o menagramo è una figura tradizionale, fortemente stereotipata, alla quale un pregiudizio superstizioso attribuisce nel contesto sociale il potere di portare sfortuna, solitamente in modo non intenzionale. Questo potere prende il nome di iettatura.
Lo iettatore si dice anche, con una metafora, uccello del malaugurio, corvo o gufo, in riferimento alle credenze secondo cui alcuni uccelli sarebbero latori di sventura, o per il loro verso lugubre notturno o per l’abitudine di cibarsi di carogne.
Gobbo:
Questa credenza ci viene dal Medioevo; in quel periodo si riteneva che chi avesse quella deformazione era stato “segnato da Dio”. Tanto che si riteneva che i gobbi fossero intelligenti, astuti e particolarmente abili negli affari, al punto che molti re vollero dei gobbi come consiglieri alla loro corte. Anche la tradizione popolare considerò i gobbi dei portafortuna, specialmente se si poteva toccar loro la gobba.
Fare le corna:
Non specificatamente rivolto ad una persona particolare, il gesto delle corna viene fatto scaramanticamente nel desiderio di evitare la malasorte o guai, quando questi vengono menzionati, con lo stesso significato del toccare oggetti di ferro o toccarsi i testicoli o la mammella sinistra. In questo caso (ossia in senso scaramantico) il gesto può essere tipicamente rivolto verso il basso (ciò anche per distinguerlo dal significato precedente, “infedeltà”, tipicamente rivolto verso l’alto).
13 a tavola:
Il tredici a tavola porterebbe male perché nell’ultima cena il tredicesimo era Cristo che finì crocifisso
Fare il letto in 3:
Per fare il letto bastano due persone, lo si fa in tre quando nel letto c’è un ammalato o un morto.
Cappello sul letto:
In passato, il medico che faceva visita a un malato o il sacerdote che si recava al capezzale di un moribondo, posavano il cappello sul letto.
Gatto nero:
Adorato dagli Egiziani, nel Medioevo il gatto cadde in disgrazia e in particolare quello nero, ritenuto il compagno prediletto delle streghe, era addirittura creduto l’incarnazione del demonio; l’associazione nasce dal colore funesto, ma anche dalla natura solitaria e graffiante del felino.
Ombrello aperto in casa:
Evoca il tetto rotto, o peggio la mancanza di un tetto, per questo è di cattivo augurio
Specchio rotto:
Annuncia 7 anni di guai. Considerato, nella credulità popolare, uno strumento quasi magico, si temeva che rompendosi si sarebbero frantumate anche tutte le immagini che era solito riflettere.
Passare sotto una scala:
L’unico mezzo che si disponeva un tempo per riparare la facciata di una casa, potare un albero e via dicendo erano le scale a muro. Le città ne erano disseminate e rappresentavano quindi una fonte continua di incidenti. La scala stessa, non dotata di piedini in gomma antisdrucciolo rischiava di cadere in testa al viandante, ma c’era anche il rischio di caduta di oggetti dall’alto dovuti ai lavori che si svolgevano con l’utilizzo della scala.
Se malauguratamente e distrattamente qualcuno passava sotto la scala per evitare di cogliere la malasorte poteva rimediare tornando indietro e passando di nuovo sotto la scala.
Quadrifoglio:
Il quadrifoglio è ritenuto un portafortuna e il trovarlo è un segno di buon auspicio. Questa credenza è molto probabilmente dovuta al fatto che il trovare un quadrifoglio, rara anomalia del trifoglio bianco, sia un evento piuttosto inconsueto.
Rovesciare il sale a tavola:
Nei secoli passati, data l’arretratezza dei mezzi di trasporto e delle tecniche di estrazione, possedere del sale era segno di ricchezza; pertanto, rovesciarlo durante il pranzo significava sperperare parte dei propri averi.
Scopare i piedi:
Secondo una vecchia superstizione se per sbaglio si passa la scopa sui piedi di un giovane, questi non si sposa più.
Versare l’olio:
Un tempo, i pavimenti erano fatti di legno, cotto o marmo non trattati e pertanto erano estremamente porosi e assorbenti: dove cadeva l’olio, si formava una macchia perenne e scivolosa.
Pestare una cacca:
Nelle società contadine gli escrementi degli animali rappresentavano, e rappresentano tuttora, un prezioso materiale. Pestare la cacca (di cane perché nelle concentrazioni urbane è più facile trovarla, ma in altre situazioni la stessa cosa vale per quella di mucca o di cavallo) da una parte vuol dire sporcarsi e ricordarsi dell’impurità presente in tutti, dall’altra significa riconoscere questo elemento come positivo, dunque bene augurante.
Ferro di cavallo:
E’ uno dei più universali porta fortuna. L’origine di questa tradizione consiste nella leggenda di Saint Dunstan, un fabbro che diventò arcivescovo di Canterbury nell’anno 959. Inchiodò un ferro di cavallo allo zoccolo del diavolo mentre gli era stato chiesto di ferrare il suo cavallo. Il diavolo fu liberato solo dopo che ebbe promesso di non entrare mai più in un luogo protetto da un ferro di cavallo sulla porta.
Secondo altre fonti l’origine del ferro di cavallo come porta fortuna e scaccia malocchio è data dalla sua forma a rappresentare un apparato genitale femminile; era credenza comune che il malocchio e il maligno potessero facilmente essere distratti da una tentazione sessuale e così facendo non si interessassero più di entrare nella casa davanti alla quale fosse esposto o ai possessori di tale oggetto.
Venerdì 17:
L’origine di questo preconcetto si riconduce all’unione di due elementi estremamente negativi, ovvero il Venerdì Santo, giorno della morte di Gesù, e il numero 17.
Nell’Antica Grecia i seguaci di Pitagora disprezzavano il numero 17 poiché era tra il 16 e il 18, i numeri che rispecchiavano perfettamente la rappresentazione di quadrilateri 4×4 e 3×6.
Altra motivazione, questa volta dal mondo religioso, è che nell’Antico Testamento la data di inizio del diluvio universale è il 17 del secondo mese e secondo la Bibbia lo stesso giorno sarebbe morto Gesù.
Nell’Antica Roma inoltre sulle tombe era usanza scrivere “VIXI”, ovvero “ho vissuto”, “sono morto”; nel Medioevo, però, a causa dell’analfabetismo molto diffuso l’iscrizione veniva confusa con il numero 17 che invece era XVII.
Vestirsi di viola:
Il viola è il colore dei paramenti sacri usati durante la Quaresima. Nel medioevo venivano vietati, proprio in quel periodo, tutti i tipi di rappresentazioni teatrali e di spettacoli pubblici che si tenevano per le vie o le piazze delle città. Ciò comportava per gli attori e per tutti coloro che vivevano di solo teatro notevoli disagi. Non potendo lavorare, le compagnie teatrali non avevano neanche i mezzi per procurarsi il pane quotidiano, ed erano costrette a tirare la cinghia.
Questo è il motivo per cui il colore viola è odiato da tutti gli artisti, in generale, ma è vietato soprattutto in teatro dove con il passare dei secoli è diventato vera e propria superstizione.
Incrociare le dita:
Si tratta di un gesto scaramantico che porta fortuna. Il gesto di incrociare le dita ha in realtà origini religiose: già nel Medioevo tale gesto era in voga, per tenere lontano il diavolo, il malocchio e la sfortuna.
Pane capovolto:
Il pane, anche se non consacrato sull’altare, rappresenta comunque il corpo di Cristo e porterebbe, comunque, la benedizione di Dio in tavola. Metterlo capovolto, quindi, significherebbe mettere Gesù a faccia in giù, senza accoglierlo davvero alla nostra tavola. Un’altra spiegazione va ricercata nella storia. Per evitare che tutti i boia del regno morissero di fame, Re Carlo VII, con un editto, ordinò che tutti i fornai versassero una tassa in natura, composta da alcuni pezzi di pane, agli odiati aguzzini. Per riconoscere il pane destinato ai boia (cucinato con gli ingredienti di peggior qualità) e in chiaro segno di disprezzo, esso era conservato e consegnato capovolto.
Coccinella:
Nei racconti mitologici le coccinelle sono legate alle dee della fortuna e dell’abbondanza, grazie al loro colore rosso, considerato di buon auspicio.
Corno portafortuna:
Il corno portafortuna, conosciuto anche come cornicello o cornetto (napoletano curniciello), è un amuleto tradizionale italiano. Il simbolo del corno è ritenuto di buon auspicio da tempo immemorabile (risale al neolitico) per la sua forma fallica che lo rende un emblema di fertilità, virilità, forza fisica. Quest’ultimo significato è legato anche all’uso offensivo delle corna negli animali.[3] A sua volta, il colore rosso è simbolo di forza poiché richiama il sangue e il fuoco
Occhio di Allah:
Talismano contro il malocchio diffuso soprattutto in Turchia. Lungo la storia dell’umanità, in ogni cultura ed in ogni fede religiosa la figura dell’occhio e’ concepita come un talismano che scaccia il male. E’ per questo che per proteggersi dagli sguardi cattivi o dal malocchio, si sono usate delle pietre di colore blu che, secondo la credenza popolare, hanno un potere di assorbire questi sguardi negativi.
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