Esperimenti di cianotipia

Esperimenti di cianotipia

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E’ un po’ che parlando di tecniche tradizionali, fotografia analogica e stampa mi incuriosiva la cianotipia: a quanto avevo letto si tratta di un metodo semplice ed economico (2 qualità non da poco!).

Inoltre mi attraeva la possibilità di mescolare digitale (nella preparazione dei negativi) e artigianale perchè dai contrasti nasce quasi sempre qualcosa di interessante.

Così ho deciso di fare qualche esperimento e vi racconto come è andata!


Non mi dilungherò sulla storia di questa tecnica: con un minimo di ricerca troverete fonti migliori di questo post! Partiamo subito con la pratica e con i materiali occorrenti. Io ho acquistato quasi tutto on-line.

L’OCCORRENTE

  • Ferrico Ammonio Citrato verde & Potassio Ferricianuro rosso – se utilizzati con qualche cautela sono praticamente innocui e – da quanto ho letto – non sono tossici e letali come il cianuro evocato dal nome!
  • acqua distillata
  • contagocce e contenitori graduati
  • bacchetta per mescolare in plastica o vetro
  • un paio di guanti
  • pennello/spugna privo di parti metalliche
  • negativi (realizzati da file digitali)
  • carta-cotone liscia o ruvida, ma di buona grammatura perchè dovrà sopportare il lavaggio in acqua
  • tempo e luce diurna

PROCEDIMENTO

I negativi:

La stampa con la tecnica della cianotipia avviene per contatto del negativo con la carta sensibilizzata: prima di sporcarsi le mani occorre quindi preparare i negativi e quindi prima ancora le fotografie!

Per esaltare le tonalità di blu tipiche di questa antica tecnica di stampa volevo dei soggetti che a questo colore fossero idealmente collegati. Ho scelto quindi di ritrarre alcune conchiglie. Ho scattato con un macro e ho realizzato una serie di fotografie quadrate. Le fotografie sono state poi post-prodotte aumentando leggermente i contrasti. Infine ho preparato i negativi, invertendo bianchi e neri per poi stamparli su acetato, utilizzando una normale stampante laser. Ho scelto una dimensione di stampa piuttosto piccola, in modo da riprodurre nella stampa praticamente le dimensioni reali delle conchiglie stesse.

Preparazione del supporto:

Realizzati i negativi, inizia la parte più divertente del processo. Giù le tapparelle: da questo momento nessun raggio UV dovrà insinuarsi tra noi e il tavolo di lavoro. Si può tranquillamente lavorare però alla luce delle lampadine.

Ho preparato le soluzioni sciogliendo, in due bottigliette di vetro scuro, 20 gr. di Ferrico Ammonio Citrato verde con 100 ml di acqua distillata e 8 gr. di potassio ferricianuro rosso con 100 ml di acqua distillata. Le due sostanze chimiche si presentano come polveri e vanno mescolate con l’acqua fino ad ottenere due soluzioni completamente liquide e senza grumi o accumuli. Per mescolare ho utilizzato una bacchetta di vetro: i metalli possono alterare i composti e vanno quindi evitati.

Mescolando i due composti in pari quantità si ottiene la soluzione sensibile ai raggi UV e quindi alla luce solare. Le 2 soluzioni mantenute separate si possono conservare fino a 3 settimane, meglio comunque se al buio e al fresco.

Con la soluzione finale si possono quindi sensibilizzare le superfici su cui si intende stampare: nel mio caso carta cotone, ma prossimamente vorrei tentare anche su tela.

Si distribuisce la soluzione sulla carta con un pennellino o spugna, cercando di stendere in modo omogeneo, oppure al contrario ricercando un effetto particolare. Possono risultare particolarmente interessanti i bordi delle stampe, dove la stesura è irregolare e rimangono visibili le pennellate. Si può fare anche una seconda passata, per avere un risultato più intenso ed essere certi di non aver lasciato “buchi”: la soluzione ha un colore giallo chiaro e non è così evidente vedere dove si è passati e dove invece la carta è rimasta nuda.

Con l’asciugatura la carta trattata tende a scurire leggermente acquisendo una tonalità sul verde. La carta dovrà asciugare perfettamente e per accorciare i tempi si può utilizzare un phon ad aria fredda. I fogli sensibilizzati si possono conservare al buio, ma è preferibile procedere subito con la stampa.

Abbiamo quindi i nostri fogli sensibilizzati ed asciutti; si procede applicando il negativo a contatto e fermando carta e negativo utilizzando un vetro e una base rigida, io ho utilizzato una cornice.

Esposizione:

A questo punto occorrono i raggi UV. Si espone la carta a cui abbiamo sovrapposto il negativo, alla luce del sole ed entra in gioco l’ingrediente tempo: in una giornata soleggiata di maggio occorrono dai 3 ai 6 minuti di esposizione per ottenere buoni contrasti. Per arrivare a questa conclusione è consigliabile fare una stampa scalare di prova: ho esposto l’intera immagine per due minuti, trascorsi i quali ho coperto i due terzi dell’immagine con un cartoncino scuro ed atteso altri due minuti allo scadere dei quali ho mantenuto coperto solo un terzo della fotografia. Il risultato che mi ha restituito la migliore gradazione di luci ed ombre era quella intermedia e quindi attorno ai 4 minuti.

Stampa scalare esposta 2, 4 e 6 minuti

Ho letto che sviluppando una certa esperienza si comprende ad occhio quando l’esposizione è corretta. Secondo la mia esperienza non è così semplice, perchè la carta scurisce molto rapidamente, passando dal giallo/verde al grigio scuro. Se passa troppo tempo il grigio scuro tende poi a sbiadire. Ma l’esito è tutt’altro che immediato e visibile.

Lavaggio:

Dopo aver esposto alla luce solare sono rientrata ed ho rimosso il negativo: ho subito pensato di aver sbagliato qualcosa… La carta era tutta grigia scura, l’immagine era vaga ed abbozzata. Delusione!

In realtà la magia doveva ancora succedere! Non appena ho iniziato a lavare sotto l’acqua corrente la carta ecco staccarsi i pigmenti dalle parti che non avevano preso luce ed emergere i bianchi delle parti luminose della fotografia. L’esperimento era riuscito! Quel colore grigio-verdone lasciava il posto ad un blu meraviglioso!


CONCLUSIONI:

Ho stampato varie fotografie, utilizzando negativi ed anche positivi per giocare sulle sfumature e ricercare un effetto “grafico”. La maggior parte delle stampe sono venute correttamente, a parte un paio che forse sono rimaste troppo a lungo alla luce solare ed in cui quindi le luci sono rimaste troppo scure. Chiaramente l’esposizione alla luce solare è molto poco controllabile e una situazione di cielo nuvoloso può dare risultati completamente differenti.

Ho fatto anche alcune prove con fotografie diverse e con risultati molto meno entusiasmanti: credo di aver capito che alla cianotipia manchi un po’ della dinamica che hanno i tradizionali e più perfezionati sistemi di stampa su carta fotografica. Il consiglio è quindi di scegliere negativi su cui siano presenti bianchi e neri pieni ed evitare fotografie con luce “morbida” e numerose gradazioni di grigio.

Il bello di questa tecnica però è proprio il margine di casualità e l’imprevisto che entra in gioco. Ogni stampa è unica ed irripetibile, nella sua imperfezione. E’ legata ad un preciso momento. Racchiude non solo il pensiero e l’idea dello scatto, ma anche la pressione della mano che dipinge la carta, la materia del foglio, la luce del sole, la quantità di tempo necessaria.


Se vuoi sperimentare insieme abbiamo in programma un workshop dedicato alla cianotipia DOMENICA 28 MAGGIO 2023.

Trovi tutti i dettagli a questo link

25 Responses

  1. Siii, assolutamente interessata ad un prossimo laboratorio!

  2. […] prima giornata come prima cosa verrà spiegata la tecnica della cianotipia e verranno preparati i supporti fotosensisbili (carte e stoffe). Ciascun ragazzo potrà preparare […]

  3. Ciao Stella!
    Grazie per l’articolo interessante. Ho sperimentato anche io questa tecnica qualche giorno fa e se posso volevo farti delle domande.

    Ho disegnato su acetato con un pennarello indelebile, successivamente dopo aver messo il liquido sul foglio e averlo fatto asciugare con il phon (non ad aria fredda però), ho esposto con l’acetato il foglio di carta sensibilizzato alla luce del sole. Dopo qualche minuto (6/7 circa) ho sciacquato sotto acqua corrente, dopo l’asciugatura il blu è sbiadito, rimanendo forte e vivido nei lati dove non era coperto dall’acetato e molto chiaro al centro. Cosa posso aver sbagliato?

    • Ciao Valentina, scusa leggo solo ora il tuo commento! Strano che il blu sia sbiadito solo dopo l’asciugatura e non già durante il lavaggio. Un parziale sbiadimento con l’asciugatura è normale. L’unica spiegazione che mi viene in mente è che forse l’acetato fosse particolarmente spesso e può aver schermato i raggi solari, in questo caso forse dovevi allungare di qualche minuto l’esposizione al sole. Nella fase di sensibilizzazione della carta consiglio comunque di fare più passate, lasciando asciugare (anche non completamente) tra una mano e l’altra. Meglio stratificare, che bagnare eccessivamente la carta con un solo giro, in questo modo anche l’asciugatura con il phon risulta superflua.

  4. Posso chiederti quanto poi il risultato sarà sensibile alla luce solare? una volta incornicinto sbiadirà, bisogna trattarlo in qualche modo perché risulti duraturo negli anni? Grazie

    • Ciao, secondo la mia esperienza le fotografie devono “maturare” un paio di giorni. Questo è meglio che avvenga in penombra. Successivamente le stampe sono piuttosto stabili e non necessitano di particolari attenzioni o trattamenti. Naturalmente come qualsiasi fotografia o stampa, se esposte sotto la luce diretta del sole tenderanno ad ingiallire e poi sbiadire.

    • Buongiorno, c’e qualche prodotto in commercio che direttamente si mette su carta e la sensibilizza ? Grazie

  5. […] vuoi approfondire l’argomento ti segnaliamo un vecchio post che racconta alcuni esperimenti di […]

  6. […] Avevamo parlato di cianotipia in questo vecchio post. […]

  7. Che bella scoperta: non avevo ben chiaro quale fosse il processo della cianotipia, mi sembra molto affascinante. Adesso sono super interessata al workshop del 28 maggio!

    • E’ davvero un’attività affascinante e piacevole. Avevamo organizzato un workshop analogo nel 2020 appena usciti dal lockdown ed era stato bellissimo. Speriamo di raccogliere sufficineti adesioni anche per questa edizione!

  8. Grazie per la condivisione della tecnica! Approfitto per sottoporre un quesito.
    Le mie cianotipie si sbiadiscono quasi del tutto in fase di lavaggio. Nei primi secondi esce l’immagine, ma si sbiadisce subito. Non riesco a capire il motivo. Forse aspetto troppi minuti ad usare la soluzione o i fogli asciutti? Ho pensato fosse anche il caldo di questi giorni estivi. Salvo qualche stampa venuta bene, le altre si sono sbiadite, spero abbiate una soluzione.

    • Ciao Martina, mi viene in mente che forse non impregni a sufficienza la carta quando la sensibilizzi. Dovresti fare due o tre mani, lasciando asciugare bene la carta tra una mano e l’altra. Non credo che dipenda invece dal tempo che passa tra la preparazione della carta e l’esposizione. Potrebbe anche essere che con la luce potente dell’estate sia troppo breve l’esposizione corretta, forse ti conviene provare a stampare in giornate non perfettamente serene o non proprio nelle ore centrali. Dopo aver lavato e fatto asciugare non al sole diretto, conviene conservare le stampe un paio di giorni non esposte alla luce diretta del sole, lasciandole maturare nella penombra. Sono talmente tante le variabili che bisogna andare per tentativi!

      • Grazie mille, ho provato a dare più mani ed il risulto è migliorato anche se non sempre viene come si spera.

  9. Ciao articolo interessante e spiegato benissimo!
    Avrei una domanda, in parte off-topic
    I fogli in acetato vanno bene per qualsisi stampante laser ? O c’è ne sono alcune che non reggono la stampa su questo tipo di supporto ?
    Grazie

    • Bisogna prendere gli acetati apposta per laser e non dovrebbero esserci problemi. Con la laser però la qualità di stampa è piuttosto scarsa e si nota la ‘sporcizia’ dei rulli nella stampa su acetato, soprattutto se la stampante non è nuovissima.

  10. ciao, ottima spiegazione grazie!
    colgo l’occasione per chiarire un dubbio: sembra filare tutto liscio ma quando arrivo alla fase del lavaggio in acqua in “colore” è come se si staccasse completamente, lasciandomi con il foglio completamente bianco.
    era un giorno nuvoloso e così ho lasciato in esposizione 20 minuti. potrebbe forse essere che ho fatto le soluzioni con acqua non distillata? era così tassativo?
    non penso che la carta non fosse impregnata perché èra carta da acquerello.
    grazie in anticipo!!

    • No l’acqua distillata non è obbligatoria, praticamente io non ho mai fatto cianotipie usando la distillata. Sicuramente è un fatto di esposizione alla luce solare, probabilmente bisogna lavorare con il sole pieno.

  11. Buongiorno, dove si acquistano le polveri Ferrico Ammonio Citrato verde & Potassio Ferricianuro rosso. Grazie

  12. Ciao, e se carico della carta su una macchina fotografica (magari vintage medio formato) al posto della pellicola, con cavalletto ed esposizione lunga secondo te si ottiene qualcosa? Qualcuno ha già provato? Immagino si otterrà un negativo da scansionare per invertirlo….

    • Si può provare, mescolare le tecniche mi ha sempre incuriosita. Io personalmente non ho mai provato e non ho idea se possa dare risultati. Temo che la quantità di luce sia però troppo bassa e i tempi così lunghi che la carta rimanga tutta impressionata. Non so, se sperimenti però mi fai sapere?

  13. Ciao. Grazie del bell’articolo, seguendolo ho ottenuto ottimi risultati. Una domanda: ma per lo smaltimento del composto come ti comporti? Dove lo sversi? Grazie
    Rebecca

    • Ciao Rebecca, può essere smaltito nello scarico di un lavandino (non domestico) o di un gabinetto.

    • Si esatto, per il riscacquo ho usato lavandino. Se avanzi composto puoi conservarlo anche per alcuni mesi (meglio in un recipiente non trasparente e in frigo). Se poi lo devi buttare -> nell’indifferenziato. Ma il consiglio è quello di preparare tutta la carta che hai a disposizione fino a terminare il liquido. Anche la carta se la conservi al buio non perde le sue caratteristiche.

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