Quando la fotografia doveva mascherarsi: il Pittorialismo

Quando la fotografia doveva mascherarsi: il Pittorialismo

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“Forse ci accuseranno di cancellare il carattere fotografico, ma è questa la nostra intenzione”

Oggi parleremo di un tipo di fotografia ben diverso da quello attuale. Un linguaggio senza tempo che racconta di un’epoca non così lontana in cui la fotografia, per essere considerata forma d’arte, doveva trovare la propria strada. Iniziamo allora questo viaggio nel passato fra ritratti fuori fuoco, scene oniriche e paesaggi che sembrano disegnati.


Fotografia come “palestra dei pittori mancati”?

Nell’Ottocento Charles Baudelaire guardava in maniera critica la fotografia, considerata per lui il rifugio per i pittori senza fantasia. Non c’era arte nel momento in cui ci si limitava a imitare la natura. La fotografia, riproducendo il reale, veniva vista come una cosa lontanissima dall’immaginazione creativa e discriminata per il suo automatismo meccanico in un periodo in cui l’artigianalità svolgeva ancora un ruolo determinante nelle Belle Arti. Ora noi sappiamo bene che la fotografia è assai distante dal  registrare una realtà oggettiva e che essa è  il punto di vista del fotografo, ma all’epoca era considerata la più fedele rappresentazione della realtà.

Tra gli anni ’70 e ’80 la tecnologia fa progressi e sempre più persone possono accedere alla fotografia con facilità.  Nasce il fenomeno delle carte da viste, antenate delle fototessere stampate e vendute a prezzi ridotti; i costi di stampa e di produzione diventano sempre più contenuti e una nota marca di pellicole annuncia il suo slogan “Voi schiacciate il tasto, noi facciamo il resto”. Molti appassionati di fotografia in Europa e negli Stati Uniti si incontrano in circoli nei quali si lamentano del fatto che ad essa non venga riconosciuto un valore artistico e il processo con cui sta diventando un fenomeno di massa peggiora solo la situazione. La soluzione è quella di dimostrare che si tratti di arte perché dietro uno scatto c’è una persona con le sue idee, la sua sensibilità e la sua tecnica. Come fare? La risposta è imitare altre forme artistiche. Il progresso ha cancellato alcune difficoltà tecniche? Allora bisogna crearne altre.


Imitare la pittura

Il Pittorialismo, o pittoricismo deve il suo nome all’imitazione fotografica delll’iconografia tradizionale pittorica. Si ispirano a  grandi opere del passato e correnti loro contemporanee. I pittori a cui si rifanno di più sono loro contemporanei: impressionisti e preraffaelliti. Questi ultimi sostengono che l’arte più che registrare la realtà deve essere simbolo di un mondo puro e ideale senza tempo. Un concetto del genere si sposa bene con l’esigenza di questi fotografi di dimostrare che loro non registrano il reale, ma vanno oltre ad esso!

Julia Margaret Cameron (1815-1879) può essere considerata una pioniera del genere. In questo ritratto vediamo un’immagine che esalta una bellezza ideale. Il fuori fuoco in questi anni è dovuto all’esigenza di aprire molto i diaframmi per far entrare più luce possibile, eppure i pittorialisti sono consapevoli del valore estetico dello sfocato. La seconda immagine è stata realizzata dall’autrice per illustrare gli Idilli del re di Tennyson. La composizione imita un’incisione pittorica precedente, per realizzarlo è stato attivato un grande numero di presone in costume da far pensare ad una messa in scena teatrale!


Alcuni artisti hanno compiuto gesti che al giorno d’oggi sembrano assurdi ed eccentrici, osservate la prossima serie di foto:

Fonte: wikimedia commons

 

Si tratta di un’opera del 1898 di Fred N. Day intitolata “Le ultime sette parole di Cristo”. Day non si limitò a scattare le fotografie, diventò protagonista stesso delle sue immagini nei panni di Gesù Cristo! Si fece crescere la barba e importò vestiti e una croce dalla Siria. La serie di sette immagini è accompagnata dalle frasi pronunciate da Gesù morente. Il gesto può essere interpretato come blasfemo, ma l’autore voleva lanciare un messaggio di svolta: la pittura cristiana da secoli raffigura scene sacre senza che venga interpretato come scandaloso, lo stesso deve avvenire anche con la fotografia che è una forma d’arte. Le colonnine sono un espediente usato da molti autori assieme a cornici decorate. Imitare la pittura significa anche scegliere la cornice più adatta!

Osservate ora le immagini che seguono, la prima è uno dei soggetti più famosi immortalati da Degas, le ballerine, la seconda è una fotografia di Demachy di qualche anno successivo. Molti fotografi imitano soggetti pittorici classici e contemporanei.  Uno sguardo veloce potrebbe far credere che anche il secondo soggetto sia un pastello! Una caratteristica di questo movimento fotografico, infatti, è mimare l’arte anche nella tecnica. Procedimenti difficili che soltanto i più esperti sanno compiere e che danno risultati sorprendenti.


Abilità tecnica

L’abilità tecnica trasforma la fotografia in qualcosa di diverso e serve per dimostrare al mondo la bravura del fotografo.

In Francia Demachy è l’esponente di spicco del Pittorialismo. Scopre il mezzo fotografico a 30 anni e fonda e il Photo-Club di Parigi. Egli  ama manipolare in maniera molto pesante sia il negativo di partenza che la successiva stampa. Come lui, molti altri autori utilizzeranno tecniche di sviluppo e di stampa molto complesse.

Il fotografo che vuole essere riconosciuto come artista deve, perciò, avere una grande padronanza tecnica. Solitamente i grandi autori di questa corrente fanno parte delle classi abbienti   e sperimentano numerose tecniche e materiali come la cianotipia, la gomma bicromata, la stampa all’albumina. Sono anni di grande sperimentazione e molti processi di sviluppo e stampa sono arrivati a noi grazie ai trattati scritti spesso dai fotografi stessi. Oltre ad essere un artista, il fotografo deve anche sapere nozioni di fisica e chimica. In Italia, ad esempio, una figura di spicco del Pittorialismo Italiano sarà Domenico Riccardo Peretti Griva (1882-1962) con la tecnica da lui perfezionata del brontolio trasferto.

Nei vari paesi europei e negli Stati Uniti, c’è un grande confronto sulle tecniche utilizzate da cui prendere ispirazione. Demachy, ad esempio. influenzerà l’estetica  dei fotografi francesi, tuttavia sarà un fotografo meno conservatore di molti suoi colleghi. “Un vero artista deve sapere dove porre l’accento, ridurre la definizione e dove nascondere o esaltare le forme più che sapere come farlo” scrive. L’abilità di un artista è fondamentale, ma la sua immaginazione viene prima di tutto. L’inglese Emerson (1836-56) si schiererà contro alle forzature eccessive. Egli sosteneva che “la fotografia tecnica è perfetta e non ha bisogno di pasticciamenti”.


Stieglitz: la svolta

Alcuni studiosi hanno definito il Pittorialismo una “rivolta di classe” in risposta ad una crisi. Un’arte per pochi eletti con occhio estetico e abilità di sviluppo e stampa e non un fenomeno di massa. Nei primi anni del Novecento, l’americano Stieglitz cambierà le carte in tavola. Fotografo con grande fiuto da imprenditore, egli noterà che in tutta Europa il mezzo fotografico si è diffuso a macchia di leopardo, ma finché la fotografia rimarrà nei circoli, la situazione non cambierà. Il suo ambizioso progetto è creare un vero e proprio mercato di arte fotografica. La soluzione per lui non è, tuttavia, isolarsi nei circoli tra simili per dimostrare di essere superiori alla massa, come stava accadendo, bensì cambiare strada.

Le immagini che imitano la pittura e paiono provenire da realtà senza tempo rischiano di diventare le copie mal riuscite di quadri. Non bisogna guardare il passato, ma andare verso il futuro. I soggetti fotografici da lui preferiti sono i grattacieli, le strade trafficate e tutti gli elementi della città moderna.. Stieglitz è una figura fondamentale per la fotografia mondiale e per l’arte americana perché grazie alla sua rivista Camera Work darà una svolta alla situazione. In questo raffinato periodico di fotografia, di cui è il direttore, pubblica anche articoli di letteratura, pittura, scultura contemporanea. Lo scopo è mettere tutte le forme creative sullo stesso piano.

Il passo decisivo lo farà nel 1910 quando riuscirà a tenere a Buffalo l’ International Exhibition of Pictorial photography, grande mostra pittorialista che si conclude con la vendidta a numerosi musei delle opere. Dopo questa mostra, Stieglitz annuncia che il pittorialismo è morto. Frase drastica che può sembrare un controsenso ma che dimostra come le correnti artistiche e le grandi personalità individuali siano centrali in questo processo di trasformazione dei gusti. L’inizio del secolo con le grandi trasformazioni economiche e culturali e la Prima Guerra mondiale ci portano in una nuova fase fotografica, più vicina alla concezione attuale.

Il valore artistico delle immagini è stato riconosciuto e l’uomo può togliersi le maschere da pittore.


Fuori dal tempo e dimenticato?

Nell’era del digitale ci siamo ormai abituati ad una valanga di immagini nuove che ci travolge ogni giorno. Alcune possono essere apprezzate, la maggior parte sono fatte di fretta. Il Pittorialismo è lontano dal modo attuale di concepire la fotografia, ma la polemica nei confronti di un mezzo in evoluzione in cui a maggior facilità corrisponde minor qualità esiste ancora. Al giorno d’oggi esistono molti corsi di tecniche di stampe antiche per fare un salto indietro nel tempo e capire come si fotografasse. Ciò dimostra che il passato esercita ancora un grande fascino su di noi e come le tecniche “tradizionali” abbiano ancora molto da dare a chi si dedica a questa arte, come dimostrano due delle nostre ultime proposte: un corso di introduzione alla fotografia analogica ed uno esclusivamente dedicato alle Polaroid!

 

 

 

 

 

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