Basta guardare come dicono di sì. Anziché annuire come noi alzando e abbassando la testa, la scuotono circa come quando noi diciamo di no: ma la differenza del gesto è tuttavia enorme. Il loro no che significa sì consiste in un far ondeggiare il capo […] teneramente: in un gesto insieme dolce: «Povero me, io dico di sì, ma non so se si può fare» , e insieme sbarazzino: «Perché no?» , impaurito: «È così difficile» , e insieme vezzoso: «Sono tutto per te». La testa va su e giù, come leggermente staccata dal collo, e le spalle ondeggiano un po’ anch’esse, con un gesto di giovinetta che vince il pudore, che si erige affettuosa. Viste a distanza le masse indiane si fissano nella memoria, con quel gesto di assentimento, e il sorriso infantile e radioso negli occhi che l’accompagna.”
“Una rivelazione: il modo con cui gli indiani dicono sì” – Pierpaolo Pasolini
Questo è anche il modo di annuire nepalese, un indizio sulla natura mite e dolce delle persone, ma anche sulla difficoltà di comprendersi tra culture diverse, sulla necessità di traduzioni, di tempo, di andare al fondo.
Domenica 17 marzo 2019
Dopo circa 30 ore di viaggio l’aereo compie 5 o 6 giri sopra la nuvola di polvere che sovrasta la capitale del Nepal, per poi immergervisi e finalmente atterrare. Siamo arrivati! Clima tiepido, intontimento e tanta polvere sono le prime impressioni che ci si attaccano addosso.
Superato il controllo doganale incontriamo la nostra guida dal nome impronunciabile, che semplifica per noi turisti nel bellissimo palindromo “Lal”. Parla italiano e sarà il nostro angelo custode per tutto il viaggio, raccontandoci aneddoti, informazioni più o meno interessanti su monumenti, usi e costumi locali, particolari sulla sua vita.
Il nostro gruppo è composto da 12 persone: Sara e Riccardo, Dayana e Davide, Simonetta e Sandro, Irene e Guido (guida), Laura, Daniele, Mauro ed io. Con 24 occhi, immortaleremo il Nepal praticamente con tutte le modalità possibili: dalla pellicola alla mirrorless, passando per usa-e-getta, Polaroid, Instagram, reflex. Una montagna di fotografie e video che richiede -e richiederà ancora- un lavoraccio di organizzazione e condivisione.
Dopo una tappa veloce in albergo, siamo prontissimi per esplorare i dintorni. Ci troviamo un po’ fuori dal centro di Kathmandu, nei pressi del tempio buddista di Bodhnath, la stupa più grande dell’Asia (così recita la guida). In questa zona si concentrano pellegrini tibetani per compiere la kora (circumnavigazione rituale: camminano in senso orario attorno al tempio per avvicinarsi al Nirvana), recitando mantra ipnotici, bruciando intensi, ruotando i mulini di preghiera. E’ tutto un vorticare ipnotico di persone, un risuonare di campane e preghiere: il più suggestivo dei benvenuti. Torneremo a Bodhnath la sera e all’alba di giorni diversi: magia e folla di pellegrini saranno praticamente a tutte le ore le stesse
Stanchi e un po’ frastornati, non solo dal fuso (c’è una differenza di 4 ore e 45 minuti rispetto all’Italia) ceniamo e andiamo a nanna.
Lunedì 18 marzo 2019
Oggi visitiamo il tempio delle scimmie o Swayambhunath. Sorge su una collina ed è una commistione di induismo e buddismo. La posizione è panoramica sulla valle di Kathmandu.
Dopo la visita ci spostiamo nel centro di Kathmandu: Durbar Square. Sono ancora evidenti i danni del terremoto che ha colpito il Nepal nel 2015, ma il fascino di questi luoghi è intatto se non amplificato. Il nostro gruppo è già ben affiatato, cerchiamo spesso di perderci per girare più liberamente possibile e cogliere attraverso la macchina fotografica situazioni, attimi di vita reale, stranezze più che interessarci ai monumenti e alle spiegazioni “da guida turistica”. Lal non si rassegnerà mai a questa nostra tendenza a seminarlo…
Dopo pranzo riusciamo a convincere Lal a farci girare liberamente per il centro, non si deve preoccupare: torneremo sani e salvi e più o meno puntuali all’appuntamento per rientrare in albergo. Peccato che si metta a piovere, così il nostro giro per le vie della città vecchia è un po’ limitato, ma comunque interessante e fruttuoso di scatti. Soprattutto le botteghe e le persone che vi lavorano catturano il mio obiettivo.
Martedì 19 marzo 2019
Oggi ripartiamo con il nostro spaziosissimo pullman arancione. Dobbiamo percorrere circa 150 km sulla cosiddetta Highway, ci mettermo più di 5 ore per arrivare a Sauraha, punto di partenza per l’esplorazione del parco nazionale del Chitwan.
Il paesaggio cambia, la strada è tutta in discesa per noi. Il senso di marcia è a volte a doppio senso alternato, l’asfalto discontinuo, la polvere ancora una costante. Ci passano davanti agli occhi i coloratissimi camion Tata, i gradoni delle risaie, gli alberi dai grandi fiori rossi del silk-cotton tree.
Nel primo pomeriggio arriviamo nella zona del Chitwan. Visitiamo il villaggio Tharu nelle vicinanze dell’albergo. Questa popolazione vive in capanne di terra cruda e canne. Utilizzano i materiali che l’ambiente naturale offre loro da sempre per riparare e rifare periodicamente i tetti e i muri delle loro abitazioni. Queste costruzioni sono un esempio di perfetta simbiosi con l’ambiente. Per le vie del villaggio si aggirano biciclette, furgoncini di turisti ed elefanti addestrati. Il cielo si fa cupo ed inizia a tuonare, raggiungiamo l’albergo proprio quando sta per piovere.
Mercoledì 20 marzo 2019
Partiamo per il safari fotografico nella jungla poco attrezzati fotograficamente (ad eccezione forse di Laura, vera appassionata di animali e fotografia naturalistica e di Sandro) e con qualche acciacco di salute (la tachipirina oggi viene con me, per la gioia anche di Dayana). Il safari si rivela fortunato: vediamo vari rinoceronti, numerosi pavoni, un elefante selvatico (l’animale più pericoloso, anche se a noi può non sembrare), scimmie, martin pescatori, gaviali, coccodrilli.
Le fotografie sono mediocri… a mia discolpa posso dire che ho fuocheggiato manualmente per tutto il giorno (moltiplicatore 2x su 70-200). La giornata è stata molto divertente, calda ed assolata (per qualcuno troppo, vero Ric?).
Il viaggio continua con il festival dei colori, Pokhara, il suo lago e la catena dell’Himalaya ed alcuni delle perle della valle di Kathmandu.
One Response
Marinella
Brava Stella!! Reportage interessante .